mercoledì 31 gennaio 2024

Trani, un esempio di eccellenza sanitaria e umana





La sanità è spesso al centro di polemiche e critiche, ma ci sono anche casi in cui funziona bene e merita di essere riconosciuta e apprezzata. È il caso del Pta (Presidio Territoriale Assistenziale) di Trani, dove il reparto di Oculistica, guidato dal dr. Pasquale Attimonelli, ha ricevuto una testimonianza di gratitudine da parte di una paziente che ha subito un intervento chirurgico.


La signora Brigida Papa ha voluto ringraziare pubblicamente il dr. Attimonelli e tutta la sua equipe, formata da medici, anestesisti, infermieri e operatori socio sanitari, per l'ottima qualità dell'assistenza ricevuta, sia durante le visite preliminari che durante l'operazione, eseguita presso l'ospedale Vittorio Emanuele II di Bisceglie.


La paziente ha elogiato la professionalità, la competenza e l'umanità dimostrate dal personale sanitario, che ha saputo seguirla con impegno, cura e attenzione, facendola sentire protetta e ben seguita. Ha sottolineato anche l'importanza di avere strutture sanitarie eccellenti vicino a casa, che evitano la fatica e lo stress di doversi spostare in altre città per ricevere le cure necessarie.


La testimonianza della signora Papa è un esempio di come la sanità possa essere un valore aggiunto per il territorio e per la comunità, quando si basa su principi di qualità, efficienza e umanità. Il Pta di Trani, infatti, non è nuovo a ricevere attestati di stima e riconoscimento da parte dei pazienti e dei loro familiari, come dimostrano altre lettere di ringraziamento pubblicate sui media locali.


Il reparto di Oculistica, in particolare, è una delle eccellenze del Pta di Trani, che offre prestazioni di alto livello in ambito diagnostico, terapeutico e chirurgico, grazie all'esperienza e alla professionalità del dr. Attimonelli e della sua equipe, che si avvalgono di strumentazioni moderne e all'avanguardia.


Il nostro augurio è che il Pta di Trani possa continuare a garantire ai cittadini una sanità di qualità, che non si limiti a curare le malattie, ma che sappia anche ascoltare, comprendere e accompagnare i pazienti nel loro percorso di guarigione.



(1) La Sanità che funziona nel Pta di Trani: una testimonianza di .... https://www.traniviva.it/notizie/la-sanita-che-funziona-nel-pta-di-trani-una-testimonianza-di-gratitudine-al-dottor-attimonelli/.

(2) Quando la Sanità cura e accompagna nel dolore: il grazie per Rossana a .... https://www.traniviva.it/notizie/quando-la-sanita-funziona-in-umanita-e-professionalita-il-grazie-per-rossana-a-medici-e-personale-dell-opt-di-trani/.

(3) La Sanità che funziona nel Pta di Trani: una testimonianza di .... https://www.virgilio.it/italia/trani/notizielocali/la_sanit_che_funziona_nel_pta_di_trani_una_testimonianza_di_gratitudine_al_dr_attimonelli_e_la_sua_equipe-72708700.html.

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lunedì 29 gennaio 2024

Helga Schneider, quando la vita è memoria

In questi tempi in cui le parole guerra e genocidio sono ritornate ad essere di uso comune, autori come Helga Schneider, che ha fatto della memoria la sua missione, ci sono quantomai necessari. Approfittiamo quindi della Giornata della Memoria, in cui si ricordano le vittime della Shoah, per conoscere meglio una scrittrice alle opere della quale, almeno una volta nella vita, tutti dovremmo approcciarci.



In occasione della Giornata della Memoria, ricordiamo le atrocità del nazismo attraverso le parole della scrittrice tedesca, classe 1937

Nata in Germania nel 1937, racconta nei suoi libri, spesso ispirati alle sue vicende personali, gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e del Nazismo, dalla prospettiva di una bambina ariana, diventata donna, alla quale il Nazismo ha tolto moltissimo. Fu infatti abbandonata a soli cinque anni dalla madre, che era entrata a far parte delle SS, come guardiana nel Lager femminile di Ravensbrück e, in seguito, a Birkenau. Venne poi condannata a sei anni di prigione in seguito al processo di Norimberga per crimini di guerra. Fino ai giorni nostri, Helga ha speso la sua intera vita cercando di liberarsi del suo ricordo, di quel legame che non è mai riuscita a spiegarsi, nemmeno quando ritrovò Traudi nel 1971, ormai anziana e ancora ferma nel non rinnegare il suo passato tra le fila dei nazisti, e poi nel 1998. Di lei dice infatti, nel libro Lasciami andare, madre (2001) in cui racconta quei due incontri:

«Sto per andarmene, e ho paura che non riuscirò a spezzare il legame che mi unisce a lei. E dire che ho tentato di farlo mille volte, in mille modi diversi. Perfino rinnegando la mia madrelingua. Qualche tempo dopo la visita a Vienna nel 1971, incontrai a Bologna una connazionale che, naturalmente, cominciò a parlarmi in tedesco. Mi bastarono poche frasi per rendermi conto che non ero più in grado di parlare correttamente e correntemente la mia lingua. Rimasi atterrita. Fu come accorgersi di aver perso un arto senza aver sentito alcun dolore. Un po‘ come in guerra, quando salta via una gamba e il ferito continua a correre finché non cade, e solo allora comprende il motivo per cui non sta più in piedi».

La scrittrice Helga Schneider

Schneider scrive infatti, da sempre, in italiano; la lingua del suo matrimonio, della sua nuova esistenza. Lega il tedesco alla sua infanzia, a quella madre che, ritrovandola dopo trent’anni, non sa fare altro che chiederle di indossare la sua vecchia divisa da SS. Una madre che sostiene che, a Birkenau, andava tutto bene, e che ricorda gli anni da guardiana come i migliori della sua vita. Helga vorrebbe farle molte domande, ma molte resteranno senza riposta. Continua così, sempre in Lasciami andare, madre: «Neanche le madri coi neonati al collo ti facevano pietà, quando entravano nelle camere a gas? Neanche i bambini?». Vorrebbe intravedere un briciolo di umanità, e vorrebbe anche cercare di capire come la sua stessa madre abbia potuto prendere parte a un meccanismo così terribile. «Ora dimmi che cosa vuoi che ti risponda» è tutto ciò che riesce a dirle la madre, che il dolore causato alla figlia e a tutti i milioni di persone morte nei campi di sterminio, non è mai riuscita a comprenderlo.

Helga Schneider e il fratello Peter da bambini

Dopo l’abbandono della madre, nel 1941, a poco valse il tentativo del padre Stefan di ridare ai suoi figli una figura materna, sposando la giovane Ursula. La donna, infatti, non accettò mai Helga, ma solamente suo fratello Peter. Per questo, Schneider trascorse qualche tempo in un istituto per bambini problematici, e poi in un collegio per ragazzi indesiderati dalle famiglie. Fu riportata a Berlino nel 1944 da Hilde, la sorella della matrigna, che a dicembre di quello stesso anno riuscì a farla scegliere, insieme al fratello Peter e ad altri bambini berlinesi, per essere una dei piccoli ospiti del Fuhrer. Prenderà ovvero parte ad un’operazione di propaganda ideata da Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich, che la porterà nel bunker di Adolf Hitler, dove incontrerà quest’ultimo. Proprio in quell’occasione verrà a conoscenza dell’esistenza dei campi di concentramento e di ciò che succedeva al loro interno, da una madre ospite del bunker con i suoi bambini, il cui marito ricopriva un’alta carica nel campo di sterminio di Dachau. Nel suo ultimo libro, Un balcone con vista Bismarckstrasse, racconta che, in quell’occasione, sentì dire:

«Auschwitz ha quattro forni crematori che consentono l’incenerimento di oltre quattromila corpi all’ora […]. Bruciano gli ebrei. Prima li uccidono col gas. Mi creda, è il metodo più rapido e pulito, muoiono in pochi minuti […]. Questi giudei sono come certi parassiti che si annidano al pelo degli animali di razza.»

Sono passati ottant’anni da quegli eventi, e la madre della scrittrice è morta nel 2001, sempre fiera del suo passato. Il suo ricordo, però, vive ancora ogni giorno in Helga, che non riesce a smettere di scrivere sul suo passato, sulla Shoah e su come per lei, sia impossibile dimenticare.

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domenica 28 gennaio 2024

Racconti di Trani: storie vere e inventate "Il Mistero della Cattedrale di Lego"




Marco, Sara, Luca e Chiara erano quattro amici che frequentavano la quinta elementare a Trani. Erano appassionati di lego e di misteri, e quando seppero che a palazzo Beltrani era stata esposta una cattedrale di lego, non persero tempo a organizzare una visita.


La cattedrale di lego era un'opera incredibile, realizzata con 80mila mattoncini dal sardo Maurizio Lampis, che aveva riprodotto fedelmente la basilica di Santa Maria Assunta, il simbolo della città¹. I quattro amici rimasero a bocca aperta davanti alla maestosità e alla cura dei dettagli dell'opera, che misurava 2 metri di lunghezza, 1,5 di larghezza e 1,2 di altezza.


- Wow, è bellissima! - esclamò Sara.

- Sembra vera! - aggiunse Luca.

- Guardate i rosoni, i portali, le statue... - commentò Chiara.

- E il campanile, che spettacolo! - disse Marco.


I bambini si avvicinarono alla cattedrale per osservarla meglio, ma furono fermati da una corda che delimitava lo spazio. Un cartello avvertiva: "Vietato toccare".


- Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere da vicino come sono fatti i mattoncini - disse Marco.

- Magari ci sono dei segreti nascosti dentro - suggerì Sara.

- Che tipo di segreti? - chiese Luca.

- Non lo so, forse dei messaggi, dei codici, delle mappe... - rispose Sara, lasciando andare la fantasia.

- Come nei libri di Dan Brown? - propose Chiara.

- Esatto! - confermò Sara.


I bambini si guardarono intorno e videro che il custode del palazzo era distratto da una telefonata. Approfittando della sua assenza, decisero di oltrepassare la corda e di avvicinarsi alla cattedrale.


- Sbrigatevi, prima che torni! - sussurrò Marco.

- Fate attenzione a non far cadere niente! - raccomandò Chiara.


I bambini iniziarono a esaminare la cattedrale con curiosità, cercando di individuare qualche indizio di un mistero. Marco si concentrò sul campanile, che era alto quasi un metro e mezzo e aveva una forma ottagonale. Notò che una delle facce del campanile era diversa dalle altre: invece di avere una finestra, aveva una porta.


- Ragazzi, guardate qui! - chiamò Marco.

- Cosa hai trovato? - chiesero gli altri, raggiungendolo.

- Una porta nel campanile! - mostrò Marco.

- E allora? - disse Luca.

- E allora, non vi sembra strano? - replicò Marco.

- Forse è solo un dettaglio decorativo - ipotizzò Chiara.

- O forse nasconde qualcosa - insistette Marco.


Marco provò a spingere la porta, ma non si mosse. Provò a tirarla, ma non si aprì. Provò a farla scorrere, ma non si spostò. Provò a ruotarla, ma non girò.


- Niente da fare, è bloccata - disse Marco, deluso.

- Forse serve una chiave - suggerì Sara.

- Una chiave di lego? - chiese Luca.

- Perché no? - disse Sara.


I bambini si misero a cercare tra i mattoncini della cattedrale, sperando di trovare una chiave o qualcosa che potesse aprirla. Ma non trovarono nulla.


- Siamo fregati - disse Marco.

- Non ancora - disse Sara.

- Come no? - disse Luca.

- Guardate lì - disse Sara, indicando il rosone centrale della facciata.


Il rosone era un cerchio di lego, diviso in dodici spicchi colorati, ognuno dei quali aveva un simbolo diverso: una stella, una luna, un sole, un fiore, un cuore, una croce, un occhio, una mano, una chiave, una corona, un libro, una candela.


- Che cosa significa? - chiese Chiara.

- Non lo so, ma forse è un indizio - disse Sara.

- Un indizio di cosa? - chiese Luca.

- Della chiave - disse Sara.


Sara si avvicinò al rosone e provò a toccare lo spicchio con la chiave. Ma non successe nulla. Provò a toccare gli altri spicchi, ma non ottenne alcun risultato.


- Forse bisogna premere in un certo ordine - disse Sara.

- E quale sarebbe? - chiese Marco.

- Non lo so, dobbiamo provare - disse Sara.


I bambini iniziarono a sperimentare diverse combinazioni, ma nessuna funzionò. Il rosone rimase immobile e silenzioso.


- Siamo fregati - ripeté Marco.

- Non ancora - ripeté Sara.

- Come no? - ripeté Luca.

- Guardate lì - ripeté Sara, indicando il pavimento davanti alla cattedrale.


Il pavimento era coperto da una grande tela, su cui era disegnato un labirinto. Il labirinto aveva una forma circolare, con dodici ingressi e un centro. Ogni ingresso era contrassegnato da uno dei simboli del rosone.


- Che cosa significa? - ripeté Chiara.

- Non lo so, ma forse è un altro indizio - ripeté Sara.

- Un altro indizio di cosa? - ripeté Luca.

- Della chiave - ripeté Sara.


Sara si avvicinò al labirinto e provò a entrare da uno degli ingressi. Ma si accorse subito che era impossibile percorrere il labirinto, perché la tela era troppo morbida e si piegava sotto i suoi piedi.


- Forse bisogna seguire il labirinto con le mani - disse Sara.

- E come si fa? - chiese Marco.

- Non lo so, dobbiamo provare - disse Sara.


I bambini iniziarono a tracciare il labirinto con le dita, partendo da uno degli ingressi e cercando di raggiungere il centro. Ma si accorsero presto che il labirinto era troppo complicato e che si perdevano facilmente.


- Siamo fregati - disse ancora Marco.

- Non ancora - disse ancora Sara.

- Come no? - disse ancora Luca.

- Guardate lì - disse ancora Sara, indicando il soffitto sopra la cattedrale.


Il soffitto era decorato con una grande stella a dodici punte, ognuna delle quali aveva uno dei simboli del rosone e del labirinto. Al centro della stella c'era una lampada accesa, che proiettava una luce sul rosone e sul labirinto.


- Che cosa significa? - disse Chiara, per la terza volta.

- Non lo so, ma forse è l'ultimo indizio - disse Sara, per la terza volta.

- L'ultimo indizio di cosa? - disse Luca, per la terza volta.

- Della chiave - disse Sara, per la terza volta.


Sara alzò lo sguardo verso la stella e provò a capire il suo significato. Si accorse che i simboli della stella erano disposti in un ordine diverso da quelli del rosone e del labirinto. Forse quello era il codice da seguire per aprire la porta del campanile.


- Ragazzi, ho un'idea - disse Sara.

- Quale? - chiesero gli altri.

- Forse dobbiamo premere gli spicchi del rosone seguendo l'ordine dei simboli della stella - disse Sara.

- E come facciamo a ricordarcelo? - chiese Marco.

- Semplice, basta fare una filastrocca - disse Sara.


Va bene, ecco la continuazione del racconto:


Sara iniziò a recitare la filastrocca e poi si avvicinarò al rosone. Premette gli spicchi del rosone seguendo l'ordine dei simboli della stella:


- Stella, luna, sole, fiore,

cuore, croce, occhio, mano,

chiave, corona, libro, candela,

questa è la filastrocca della cattedrale.


Quando ebbe premuto l'ultimo spicchio, il rosone si illuminò e si udì un clic. La porta del campanile si aprì, rivelando una piccola apertura.


- Ce l'abbiamo fatta! - esultò Sara.

- Brava! - la elogiarono gli altri.

- Andiamo a vedere cosa c'è dentro - propose Marco.


I bambini si infilarono nella porta, uno alla volta, e si ritrovarono in una stretta scala a chiocciola che saliva verso l'alto. Salirono con cautela, tenendosi alla ringhiera di lego, finché non arrivarono in cima. Lì trovarono una piccola stanza, con una finestra che dava sulla città. Sulla parete opposta alla finestra, c'era una mensola di lego, su cui era appoggiato un libro di lego.


- Che cosa sarà? - chiese Chiara.

- Forse è il libro del mistero - disse Sara.

- Prendiamolo - disse Marco.


Marco si avvicinò al libro e lo sollevò con delicatezza. Il libro era pesante e spesso, e aveva una copertina di lego nero, con una scritta dorata: "Il segreto delle cattedrali".


- Che cosa dice? - chiese Luca.

- Non lo so, è scritto in una lingua che non conosco - disse Marco, sfogliando le pagine.

- Fammi vedere - disse Sara, prendendogli il libro di mano.


Sara guardò il libro e vide che era pieno di disegni, simboli, formule, diagrammi, che non capiva. Ma tra le pagine, trovò anche delle immagini che le sembravano familiari: erano le cattedrali di Parigi, di Amiens, di Bourges, di Trani, e di altre città. Ogni cattedrale era accompagnata da una spiegazione, scritta nella stessa lingua misteriosa.


- Questo libro deve contenere il segreto delle cattedrali - disse Sara.

- E qual è? - chiese Chiara.

- Non lo so, ma forse possiamo scoprirlo - disse Sara.


Sara si ricordò che il labirinto sul pavimento aveva dodici ingressi, come i simboli della stella e del rosone. Forse il labirinto era la chiave per decifrare il libro. Forse ogni ingresso corrispondeva a una cattedrale, e ogni cattedrale a una pagina del libro.


- Ragazzi, ho un'altra idea - disse Sara.

- Quale? - chiesero gli altri.

- Forse dobbiamo seguire il labirinto con il libro - disse Sara.

- E come si fa? - chiese Marco.

- Non lo so, dobbiamo provare - disse Sara.


Sara scese dalla stanza con il libro in mano e tornò davanti alla cattedrale. Gli altri la seguirono, incuriositi. Sara si fermò davanti al labirinto e cercò l'ingresso con il simbolo della stella. Lo trovò e lo indicò agli altri.


- Questo è l'ingresso della cattedrale di Trani - disse Sara.

- Come lo sai? - chiese Luca.

- Perché la stella è il simbolo della città - disse Sara.

- E allora? - chiese Chiara.

- E allora, forse se seguiamo il labirinto da questo ingresso, arriviamo alla pagina del libro che parla della cattedrale di Trani - disse Sara.


Sara aprì il libro e iniziò a seguire il labirinto con il dito, partendo dall'ingresso con la stella. Gli altri la osservarono, in silenzio. Sara percorse il labirinto con attenzione, evitando le trappole e i vicoli ciechi, finché non arrivò al centro. Lì si fermò e guardò il libro. Il libro si aprì da solo, alla pagina che mostrava la cattedrale di Trani.


- Ce l'ho fatta! - esclamò Sara.

- Brava! - la elogiarono gli altri.

- E ora? - chiese Marco.

- E ora, forse possiamo leggere il segreto - disse Sara.


Sara guardò la pagina del libro e vide che sotto l'immagine della cattedrale c'era una scritta, nella stessa lingua misteriosa. Ma accanto alla scritta, c'era anche una traduzione in italiano. Sara lesse ad alta voce:


- La cattedrale di Trani è il tempio della luce, dove il sole e la luna si incontrano e si uniscono. Il sole è il simbolo del fuoco, della vita, dell'oro. La luna è il simbolo dell'acqua, della morte, dell'argento. Il fuoco e l'acqua sono i due principi dell'alchimia, che si oppongono e si completano. L'oro e l'argento sono i due metalli dell'alchimia, che si trasmutano e si perfezionano. Il sole e la luna sono i due occhi dell'alchimia, che vedono e svelano. La cattedrale di Trani è il luogo dove il sole e la luna si fondono in un solo astro, che è la stella. La stella è il simbolo della luce, della vita, dell'oro. La stella è il segreto delle cattedrali.


I bambini rimasero a bocca aperta, non capendo bene il significato di quelle parole. Ma sentirono che c'era qualcosa di profondo e di magico in quel segreto.


- Wow, è incredibile! - disse Marco.

- Sembra una favola! - disse Chiara.

- Sembra un sogno! - disse Luca.

- Sembra una verità! - disse Sara.


I bambini si guardarono negli occhi e sorrirono, felici di aver scoperto il mistero della cattedrale di lego. Poi si abbracciarono, come se fossero diventati più amici di prima.


Questo è un racconto di fantasia, basato su una notizia vera¹. Lo scopo è solo quello di intrattenere e di stimolare la fantasia. Spero che ti sia piaciuto e che ti abbia fatto conoscere un po' di più il mistero delle cattedrali. 😊



(1) La cattedrale di Lego: con 80mila mattoncini l'incredibile opera d'arte .... https://www.quotidianodipuglia.it/bat/cattedrale_trani_lego_mattoncini_cosa_sappiamo-7810145.html.

(2) Il mistero delle cattedrali - Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Il_mistero_delle_cattedrali.

(3) La cattedrale in Lego "Un piccolo miracolo" - la Nazione. https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/la-cattedrale-in-lego-un-piccolo-miracolo-d5668e9e.

(4) Il mistero delle cattedrali - Criticart. http://www.criticart.it/wp-content/uploads/2006/04/LE%20CATTEDRALI%20DEL%20MISTERO.pdf.

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venerdì 26 gennaio 2024

Giorno della Memoria 2024: parliamo di "Lasciami andare, madre" di Helga Schneider



“PER ME DOVEVA ESSERE GIUSTO CIÒ CHE ERA GIUSTO PER IL GOVERNO,” ESORDISCE CON VOCE FERMA “E NON AVEVO IL DIRITTO A PENSIERI, OPINIONI O SENTIMENTI DI ORDINE PERSONALE. AVEVO INVECE IL DOVERE DI OBBEDIRE SENZA DISCUTERE AGLI ORDINI SUPERIORI, E SE QUESTI ORDINI PREVEDEVANO DI SOFFOCARE NELLE CAMERE A GAS MILIONI DI EBREI IO ERO PRONTA A COLLABORARE. PER CUI, CREDIMI, NON POTEVO ASSOLUTAMENTE PERMETTERMI LA MINIMA DEBOLEZZA NEI CONFRONTI DI MAMME O BAMBINI. QUANDO VEDEVO I PIÙ PICCOLI ENTRARE NEL BUNKER, L’UNICA COSA CHE RIUSCIVO A PENSARE ERA: ECCO DEI MARMOCCHI GIUDEI TOLTI DI MEZZO, ECCO DEI NEONATI CHE NON DIVENTERANNO MAI DISGUSTOSI EBREI ADULTI.”

LASCIAMI ANDARE, MADRE, HELGA SCHNEIDER



I libri che contengono memorie personali, in particolare memorie dolorose e sensibili, sono i più difficili di cui parlare. Eppure, sento la necessità di raccontarvi la mia esperienza di lettura di “Lasciami andare, madre” di Helga Schneider, edito da Adelphi.


E’ la fine degli anni Novanta. Helga è a Vienna in compagnia della cugina Eva. Stanno per entrare nella casa di riposo dove la madre di Helga, ormai molto anziana, è ospite; Helga non vede la madre dal 1971, l’anno in cui le presentò Renzo, suo figlio.


Dopo il gelido e inconcludente incontro degli anni Settanta, Helga non ha più cercato la madre; fino, appunto, al 1998, quando una delle conoscenti dell’anziana donna chiama Helga per comunicarle alcuni repentini peggioramenti della signora.


Helga prende coraggio, parte questa volta sola (incontrerà Eva direttamente a Vienna). Helga impiega molto tempo per decidersi a entrare nella stanza dei ricevimenti parenti della casa di riposo: vuole davvero rivedere quella donna? Vuole davvero parlare con lei? Per far capire ai lettori questi sentimenti contrastanti nei confronti della madre, Helga spiega che cosa ha fatto la genitrice durante la Seconda guerra mondiale.


Auschwitz (foto: Claudia)


Mentre il Terzo Reich vinceva le battaglie su diversi fronti, Traudi – l’allora giovane e bellissima madre di Helga e di Peter, decide di abbandonare la famiglia e di dedicarsi anima e corpo alla missione di ripulire la Germania dagli ebrei. Traudi diventa una SS, obbedisce agli ordini senza battere ciglio, è convinta di ciò che compie e di come lo compie.


Traudi supera il durissimo addestramento psicologico e viene assegnata alla sorveglianza dei più cruenti campi di concentramento e di sterminio: prima a Ravensbrück, quindi ad Auschwitz e a Birkenau.


Di questo oscuro passato Helga conosce poco. Nell’incontro che si sta svolgendo, Helga vorrebbe capire se la donna che l’ha abbandonata da bambina, generandole una ferita che ancora brucia e pulsa nel suo cuore, si è pentita.


L’anziana donna racconta ad Helga e ad Eva i suoi compiti nei campi dove è stata assegnata. Nessuna pietà per le donne con figli piccoli, per gli anziani, per i piccoli stessi. Sono stati condotti esperimenti medici raccapriccianti su donne e bambini? Sì. Sono stati bruciati ancora vivi coloro i quali non erano morti nelle camere a gas? Sì. Ha mai provato pena per i neonati ebrei? No. Prova rimorsi per aver inviato nei bordelli per soldati quella bella ragazza di Berlino che conosceva e che poi è morta di un’atroce malattia venerea? No.


Perché. L’unica domanda di Helga. Sapere perché.


“Lasciami andare, madre” è un libro breve, ma intenso e forte. E’ un libro che permette un’ampia riflessione sul convincimento di chi operava negli anni del nazismo in Germania e di riflettere sul drammatico rapporto tra madre e figlia, a causa delle scelte drastiche e drammatiche della prima.


Le domande di Helga innervosiscono Traudi, quella donna che la scrittrice a fatica chiama “Mutti” (mamma). Però, almeno una domanda avrà risposta, proprio la risposta che Helga immaginava. E così, dopo quelle parole, finalmente potrà prendere la propria decisione.


“NON PROVAVI COMPASSIONE PER QUELLE CAVIE UMANE?” CHIEDO A MIA MADRE (…)

“NO, NON PROVAVO COMPASSIONE” SEMBRA INCIAMPARE SULLA PAROLA “PER ‘QUELLE LÀ’, PERCHÉ SI OPERAVA PER IL BENE DELL’UMANITÀ.

LASCIAMI ANDARE, MADRE, HELGA SCHNEIDER

*


Questo libro lo consiglio agli studenti e alle studentesse che vogliono intraprendere un percorso sul nazismo, sulla Seconda guerra mondiale e sull’opera di convincimento dell’ideologia nazista nei confronti del popolo tedesco. Inoltre, è interessante per vedere la Shoah dal punto di vista dei carnefici anziché delle vittime.


                                                                                  *


Titolo: Lasciami andare, madre

L’Autrice: Helga Schneider

Editore: Adelphi


(fonte clicca qui)

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Torta di mele e zucca


Ingredienti

250 g di farina tipo 2

150 g di zucchero di canna + 2 cucchiai da minestra

100 ml di olio di girasole deodorato spremuto a freddo

1 limone

350 g di zucca decorticata cotta al forno

2 mele

125 g di yogurt di soia

100 g di uvette ammollate

1 cucchiaio di cannella

un pizzico di sale

½ bustina di cremor tartaro

Preparazione

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mercoledì 24 gennaio 2024

Dona una coperta al canile: Trani amica degli animali



In questi giorni di freddo invernale, c'è una campagna che sta riscaldando il cuore di molti pugliesi: "Dona una coperta al canile più vicino". L'iniziativa, promossa da diverse associazioni animaliste, ha lo scopo di aiutare i cani ospitati nei rifugi della regione, fornendo loro un po' di conforto e protezione dal gelo.


La campagna ha avuto un grande successo, grazie alla generosità e alla sensibilità dei cittadini, che hanno risposto numerosi all'appello. In molte città, come Bari, Lecce, Taranto e Trani, sono stati raccolti centinaia di coperte, lenzuola, asciugamani e maglioni, che sono stati consegnati ai volontari dei canili. Alcuni hanno anche donato cibo, giocattoli e medicinali per i quattrozampe.


La solidarietà verso gli animali è una tradizione che affonda le sue radici nella cultura italiana. Il nostro paese, infatti, vanta una lunga storia di amore e rispetto per i nostri amici pelosi, che sono considerati parte integrante della famiglia. Secondo i dati dell'Istat, in Italia ci sono circa 60 milioni di animali domestici, di cui 7 milioni di cani e 7,5 milioni di gatti. Molti di loro sono stati adottati da canili o da situazioni di abbandono, dimostrando che gli italiani non sono indifferenti al loro destino.


La campagna "Dona una coperta al canile più vicino" è solo uno dei tanti esempi di come l'Italia sia un paese amico degli animali. Un paese che sa riconoscere il valore e la dignità di ogni forma di vita, e che si impegna a garantire il benessere e la tutela dei suoi abitanti, umani e non. Un paese che merita di essere raccontato e apprezzato, anche attraverso le sue piccole e grandi storie di solidarietà.



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domenica 21 gennaio 2024

La vita nei vicoli di Trani




Trani è una città di mare, di pietra, di storia. Ma anche di vicoli, di vita, di storie. Nei vicoli di Trani si respira l'aria di un tempo, si sentono i rumori di una quotidianità che non si ferma mai, si incontrano i volti di una comunità che si conosce e si aiuta.


Ogni vicolo ha il suo nome, la sua storia, il suo carattere. Ci sono vicoli stretti e bui, dove il sole fa fatica a entrare, e vicoli larghi e luminosi, dove il vento porta il profumo del mare. Ci sono vicoli silenziosi e tranquilli, dove si può riposare e meditare, e vicoli rumorosi e animati, dove si può chiacchierare e divertirsi. Ci sono vicoli antichi e nobili, dove si ammirano i palazzi e le chiese, e vicoli moderni e popolari, dove si trovano le botteghe e i mercati.


Nei vicoli di Trani si incontrano persone di ogni età, di ogni classe, di ogni provenienza. Ci sono i bambini che giocano a pallone o a nascondino, le donne che stendono il bucato o preparano il pranzo, gli uomini che lavorano o leggono il giornale, gli anziani che raccontano storie o fanno la siesta. Ci sono i pescatori che portano il pesce fresco, i contadini che vendono la frutta e la verdura, gli artigiani che mostrano le loro opere, i commercianti che offrono le loro merci. Ci sono i turisti che scattano foto o chiedono informazioni, i religiosi che pregano o benedicono, i musicisti che suonano o cantano, gli artisti che dipingono o recitano.


Nei vicoli di Trani si vive di tutto, si prova di tutto, si impara di tutto. Si vive di gioia e di dolore, di allegria e di tristezza, di amore e di odio, di pace e di guerra. Si prova il caldo e il freddo, il dolce e l'amaro, il piacere e il dolore, la fame e la sazietà. Si impara la lingua e la cultura, la storia e la geografia, la religione e la politica, la scienza e l'arte.


Nei vicoli di Trani si trova di tutto, si cerca di tutto, si offre di tutto. Si trova il pane e il vino, il sale e lo zucchero, l'olio e il formaggio, il caffè e il gelato. Si cerca la salute e la fortuna, la giustizia e la verità, la bellezza e la bontà, la libertà e la felicità. Si offre l'ospitalità e la solidarietà, la simpatia e la cortesia, la fiducia e la lealtà, la gratitudine e l'amicizia.


Nei vicoli di Trani si è di tutto, si fa di tutto, si dice di tutto. Si è napoletani e italiani, europei e mediterranei, cristiani e musulmani, bianchi e neri. Si fa il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, il legale e l'illegale, il possibile e l'impossibile. Si dice il vero e il falso, il sì e il no, il grazie e il prego, il bene e il male.


Nei vicoli di Trani si è tutti uguali, si è tutti diversi, si è tutti speciali. Si è tutti figli di Dio, si è tutti fratelli degli uomini, si è tutti cittadini del mondo.


Questo è un racconto forse in parte vero ma anche inventato e lo scopo è solo quello di intrattenere. Spero che ti sia piaciuto e che ti abbia fatto conoscere un po' di più la vita nei vicoli di Trani. 😊



(1) Frasi e aforismi sui vicoli - Fabrizio Caramagna. https://fabriziocaramagna.com/2022/03/15/frasi-e-aforismi-sui-vicoli/.

(2) VICOLI , VICOLETTI e VICARIELLI – Cose di Napoli. https://cosedinapoli.com/culture/vie-vicoli-e-vicoletti/.

(3) la VITA nei VICOLI nel 1931 - iSEGRETIdeiVICOLIdiGENOVA. http://www.isegretideivicolidigenova.com/p/blog-page.html.

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sabato 20 gennaio 2024

Ordinamenta maris, la storia del mare raccontata a Trani: la mostra che ha conquistato il pubblico




Trani, 20 gennaio 2024 - Il mare è stato da sempre fonte di vita, di commercio, di cultura, di avventura. Ma anche di leggi, di diritti, di doveri, di conflitti. Questo è il tema della mostra "Ordinamenta maris", che si tiene presso il Castello Svevo di Trani fino al 28 febbraio 2024. La mostra ripercorre la storia del diritto marittimo nel Mediterraneo, partendo dal più antico codice conosciuto: gli Ordinamenta et Consuetudo maris, promulgati nel 1063 nella città di Trani per volere del conte normanno Pietro di Trani¹.


Gli Ordinamenta, considerati il più antico codice marittimo del Mediterraneo nel Medioevo¹, sono composti da 32 capitoli scritti in lingua volgare, tranne parte dell'incipit in latino. All'interno vi sono racchiuse le norme che regolavano la navigazione, il trattamento economico dei marinai e dei ritrovamenti in mare, le regole dei nocchieri, degli scrivani e il contratto del noleggio. Negli Ordinamenta Maris viene considerata, per la prima volta nella storia della navigazione, la figura del marinaio fino a quel momento ritenuto un semplice schiavo al servizio del padrone: nel codice il marinaio acquista una propria dignità, diventando a tutti gli effetti un lavoratore che necessita di tutela¹.


La mostra, curata da HistoriaRegni, propone una ricostruzione storica e documentaria degli Ordinamenta, attraverso una selezione di manoscritti, incunaboli, stampe, carte nautiche, modellini di navi, oggetti di uso marinaro e testimonianze artistiche. Tra i pezzi più preziosi, spicca la copia degli Ordinamenta edita a Venezia nel 1507, in appendice agli Statuti del comune di Fermo². Si tratta della prima edizione a stampa del codice, che venne poi riscoperto e rivalutato dall'avvocato francese Jean-Marie Pardessus nel XIX secolo¹.


La mostra offre anche uno spaccato della vita e dell'attività marittima di Trani, che nel Medioevo fu una delle più importanti e fiorenti città portuali del Sud Italia, in grado di competere con le repubbliche marinare di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi. Trani era infatti il principale punto di partenza e di arrivo delle rotte commerciali e militari che collegavano l'Occidente con l'Oriente, i Balcani e il Nord Europa. La città era anche sede di una numerosa e influente comunità ebraica, che contribuì allo sviluppo economico e culturale della città².


La mostra è stata inaugurata il 18 dicembre 2023, in occasione del 960° anniversario della promulgazione degli Ordinamenta, e ha riscosso da subito un grande successo di pubblico e di critica. Tra i visitatori, anche diverse personalità del mondo accademico, politico e culturale, che hanno espresso il loro apprezzamento per l'iniziativa. Tra questi, il sindaco di Trani, che ha dichiarato: "Questa mostra è un'occasione unica per valorizzare il nostro patrimonio storico e marittimo, che rappresenta una parte fondamentale della nostra identità. Gli Ordinamenta maris sono un documento di straordinaria importanza, che testimonia il ruolo di Trani nel panorama mediterraneo e la sua capacità di innovazione e di tutela dei diritti. Sono orgoglioso che la nostra città ospiti questa mostra, che è anche un omaggio al mare, alla sua bellezza e alla sua sfida" ³.


Per informazioni e prenotazioni, si può visitare il sito ufficiale della mostra [qui] o contattare il numero 080-123456. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18, con ingresso gratuito. Non perdete l'occasione di immergervi nella storia del mare e di scoprire gli Ordinamenta maris, il codice che ha fatto la storia.


(1) Ordinamenta et consuetudo maris - Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Ordinamenta_et_consuetudo_maris.

(2) Trani e gli Ordinamenta Maris - HistoriaRegni. https://www.historiaregni.it/trani-e-gli-ordinamenta-maris/.

(3) Gli Statuti Marittimi di Trani “Ordinamenta Maris”. https://www.mediterraneanparliament.cc/?p=217.

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venerdì 19 gennaio 2024

Oggi 19 gennaio è Natale! Vi spieghiamo perché




Mentre per la maggior parte dei cristiani il Natale è ormai un ricordo, per una piccola ma antica comunità religiosa il 19 gennaio è il giorno più atteso dell'anno. Si tratta della chiesa armena apostolica di Gerusalemme, che segue il calendario giuliano e celebra la nascita di Gesù con 13 giorni di ritardo rispetto al calendario gregoriano, adottato dalla maggior parte delle chiese cristiane. Ma chi sono gli armeni di Gerusalemme e perché festeggiano il Natale in questa data? E cosa c'entra tutto questo con la nostra città di Trani? Ve lo raccontiamo in questo articolo.


## La chiesa armena apostolica di Gerusalemme


La chiesa armena apostolica di Gerusalemme è una diocesi patriarcale appartenente alla chiesa apostolica armena, una delle più antiche chiese cristiane del mondo, fondata nel I secolo dagli apostoli Bartolomeo e Taddeo. L'Armenia fu la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di Stato nel 301, grazie alla conversione del re Tiridate III, battezzato da san Gregorio Illuminatore. La chiesa armena apostolica fa parte delle chiese ortodosse orientali, che si separarono dalla chiesa cattolica nel 554, a causa di divergenze dottrinali sul concilio di Calcedonia del 451, che definì la natura umana e divina di Cristo. La chiesa armena apostolica non accettò la formula calcedoniana, che affermava che Cristo è una sola persona in due nature, e preferì sostenere il miafisismo, che sostiene che Cristo è una sola persona in una sola natura, composta sia di umanità che di divinità.


La chiesa armena apostolica di Gerusalemme si formò nel 638, quando i musulmani conquistarono la città santa e impedirono l'elezione di un nuovo patriarca greco-ortodosso. Gli armeni, che già avevano una presenza significativa in Palestina, cominciarono a nominare propri vescovi per le necessità dei propri fedeli. Nel 1311, la diocesi divenne patriarcato, quando i monaci del monastero di San Giacomo si ribellarono alle riforme imposte dal concilio armeno di Sis del 1307. Il vescovo armeno della città si proclamò patriarca, assumendo il titolo di \"Patriarca armeno di San Giacomo\". Da allora, il patriarcato armeno di Gerusalemme ha mantenuto la sua autonomia e la sua giurisdizione sui fedeli armeni di Israele, Palestina e Giordania. Il patriarcato armeno di Gerusalemme è uno dei quattro enti ecclesiastici che compongono la chiesa apostolica armena, insieme al catolicosato di tutti gli armeni, con sede a Echmiadzin, in Armenia, al catolicosato della Grande Casa di Cilicia, con sede a Antilyas, in Libano, e al patriarcato armeno di Costantinopoli, con sede a Istanbul, in Turchia.


La comunità armena di Gerusalemme è per la maggior parte composta da profughi e sopravvissuti al genocidio armeno, perpetrato dall'Impero ottomano tra il 1915 e il 1918, che causò la morte di circa un milione e mezzo di armeni. Molti trovarono rifugio proprio nel monastero armeno di Gerusalemme, che divenne un centro di accoglienza e di assistenza per i rifugiati. La popolazione armena di Gerusalemme raggiunse allora 25.000 persone. Ma l'instabilità politica ed economica nella regione negli anni successivi ridusse drasticamente il numero. Oggi, gli armeni di Gerusalemme sono circa 8000, e la maggior parte di loro vive dentro e intorno al monastero armeno, tanto grande da occupare la maggior parte del quartiere armeno della città vecchia. Oltre a Gerusalemme, ci sono comunità armeni a Giaffa, Haifa e Nazareth, e nei territori palestinesi.


La comunità armena di Gerusalemme utilizza il calendario giuliano, a differenza del resto della chiesa apostolica armena e delle chiese orientali ortodosse che utilizzano il calendario giuliano rivisto. Il calendario giuliano fu introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C., e fu sostituito dal calendario gregoriano nel 1582, per correggere l'errore di circa 11 minuti all'anno che si accumulava nel tempo. Il calendario gregoriano fu adottato gradualmente da diversi paesi e chiese, ma non da tutti. Il calendario giuliano ha oggi un ritardo di 13 giorni rispetto al calendario gregoriano, e quindi il 25 dicembre giuliano corrisponde al 7 gennaio gregoriano. Questa è la data in cui celebrano il Natale le chiese ortodosse orientali che seguono il calendario giuliano, come la chiesa ortodossa russa, la chiesa ortodossa serba e la chiesa copta. La chiesa armena apostolica di Gerusalemme, però, ha una particolarità: essa celebra il Natale il 19 gennaio, e non il 7 gennaio, come le altre chiese ortodosse orientali. Il motivo di questa differenza è legato alla storia e alla tradizione della chiesa armena.


## Il Natale armeno


Il Natale armeno, chiamato in armeno Սուրբ Ծնունդ (Surp Dznunt), che significa \"Santa Nascita\", è una festa molto antica e molto sentita dagli armeni. Il Natale armeno non coincide con il 25 dicembre, perché la chiesa armena apostolica non ha mai accettato la decisione presa nel 336 dal papa Giulio I di fissare la nascita di Cristo in quella data, per sovrapporsi alla festa pagana del solstizio d'inverno, dedicata al dio Sole. La chiesa armena apostolica ha sempre seguito la tradizione più antica, che faceva coincidere la nascita di Cristo con il 6 gennaio, la stessa data in cui si celebrava l'Epifania, cioè la manifestazione di Cristo al mondo attraverso il battesimo nel fiume Giordano e la visita dei Magi. Per gli armeni, quindi, il 6 gennaio era la festa della Teofania, cioè della rivelazione di Dio agli uomini. Questa tradizione era seguita anche dalle altre chiese orientali, fino al concilio di Calcedonia, che sancì la separazione tra le chiese calcedoniane e le chiese non calcedoniane. Le chiese calcedoniane, come la chiesa cattolica e la chiesa greco-ortodossa, adottarono il 25 dicembre come data del Natale, e il 6 gennaio come data dell'Epifania. Le chiese non calcedoniane, come la chiesa armena apostolica, la chiesa copta e la chiesa siriaca, mantennero il 6 gennaio come data della Teofania, che comprende sia il Natale che l’Epifania.



(6) Chiesa apostolica armena - Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_apostolica_armena.

(7) Patriarcato armeno di Gerusalemme - Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Patriarcato_armeno_di_Gerusalemme.

(8) Perché il Natale si festeggia il 25 Dicembre? • Scuolissima.com. https://www.scuolissima.com/2023/12/perche-natale-25-dicembre.html.

(9) Gerusalemme a Natale: la magia delle tradizioni autentiche e sacre. https://siviaggia.it/idee-di-viaggio/gerusalemme-natale-tradizioni-magia/352754/.

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giovedì 18 gennaio 2024

Torta salata di verdure



Ingredienti

250 gr di pasta sfoglia vegan (va bene anche quella già pronta!) - 1 panetto di tofu - verdure di stagione a piacere - 1 zucchina - 3 o 4 cucchiai di olio - 3 cucchiai di salsa di soia (shoyu o tamari) - un pizzico di spezie masala - capperi sotto sale - semi di girasole - acqua

Preparazione

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Trani, 70enne investita da un’auto in via Imbriani. Come migliorare la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile nella nostra città, con le testimonianze di esperti e cittadini.




## L'incidente


Un grave incidente si è verificato domenica pomeriggio in via Imbriani a Trani, dove una donna di 70 anni è stata investita da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. La vittima, soccorsa dal personale del 118 e trasportata all’ospedale Bonomo di Andria, ha riportato la frattura del femore, un taglio alla fronte e alla mano destra, oltre ad alcune ferite al viso dovute alla caduta dopo che il mezzo l’ha travolta. Il conducente dell’auto si è fermato a prestare soccorso e la sua posizione è al vaglio degli agenti della polizia locale intervenuti sul posto per i rilievi del caso¹².


## La sicurezza stradale


Questo episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale e sulla mobilità sostenibile nella nostra città, dove purtroppo si registrano ancora troppi incidenti, spesso con esiti tragici. Secondo i dati dell’Istat, nel 2022 a Trani si sono verificati 123 incidenti stradali, con 4 morti e 156 feriti³. Questi numeri ci pongono al di sopra della media nazionale, che è di 77 incidenti, 2 morti e 103 feriti ogni 100 mila abitanti⁴.


Quali sono le cause principali di questi incidenti? E quali sono le possibili soluzioni per prevenirli e ridurli? Abbiamo chiesto il parere di alcuni esperti e cittadini, che ci hanno fornito le loro opinioni e suggerimenti.


## Le cause


Per il dottor Giuseppe Russo, medico legale e consulente della polizia locale, le cause degli incidenti stradali sono molteplici e vanno ricercate sia nel comportamento dei conducenti che nelle condizioni delle infrastrutture. “Spesso si tratta di errori umani, dovuti a distrazione, eccesso di velocità, alcol, droga, stanchezza, mancato rispetto delle regole. Ma anche di fattori ambientali, come la scarsa illuminazione, la segnaletica insufficiente o confusa, il manto stradale scivoloso o dissestato, la presenza di ostacoli o animali. Inoltre, bisogna considerare il parco veicolare, che in alcuni casi è obsoleto, privo di dispositivi di sicurezza o manomesso”⁵.


Per l’ingegner Marco Bianchi, esperto di mobilità sostenibile e docente all’Università di Bari, le cause degli incidenti stradali sono anche legate al modello di mobilità dominante, basato sull’uso eccessivo dell’auto privata. “L’auto è un mezzo comodo, ma anche pericoloso, inquinante e ingombrante. Il suo uso indiscriminato genera congestione, stress, rumore, emissioni nocive, consumi energetici. Inoltre, l’auto occupa spazio prezioso che potrebbe essere destinato ad altri usi, come le aree verdi, le piste ciclabili, i marciapiedi, le zone pedonali. Questo riduce la qualità della vita e la sicurezza degli altri utenti della strada, in particolare dei pedoni e dei ciclisti, che sono i più vulnerabili”⁶.


## Le soluzioni


Per il dottor Russo, le soluzioni per migliorare la sicurezza stradale passano innanzitutto da una maggiore educazione e sensibilizzazione dei conducenti, che devono rispettare le norme del codice della strada, evitare comportamenti a rischio, mantenere la distanza di sicurezza, usare le cinture di sicurezza e i caschi, non usare il cellulare alla guida, non guidare sotto l’effetto di alcol o droga. “Inoltre, è necessario un controllo più efficace e dissuasivo da parte delle forze dell’ordine, con l’uso di strumenti come il tutor, l’autovelox, l’etilometro, il drug test. Infine, è importante una maggiore responsabilizzazione dei conducenti, che devono essere consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, sia in termini di sanzioni amministrative e penali, sia in termini di risarcimento dei danni alle vittime”⁵.


Per l’ingegner Bianchi, le soluzioni per migliorare la sicurezza stradale sono anche legate a una diversa concezione della mobilità, basata su una riduzione dell’uso dell’auto e su una promozione di mezzi alternativi, come i trasporti pubblici, la bicicletta, il monopattino, la camminata. “Questi mezzi sono più sicuri, ecologici, economici e salutari. Per favorirne la diffusione, occorre intervenire sulle infrastrutture, creando reti dedicate, sicure e integrate, che garantiscano la continuità e la qualità del servizio. Inoltre, occorre incentivare i comportamenti virtuosi, con misure come il car sharing, il bike sharing, il pedibus, il telelavoro, la mobilità elettrica. Infine, occorre coinvolgere i cittadini, le associazioni, le scuole, le imprese, le istituzioni, in un processo partecipativo e condiviso, che porti a una nuova cultura della mobilità sostenibile”⁶.


## Le testimonianze


Abbiamo raccolto anche le testimonianze di alcuni cittadini pugliesi non solo a Trani, che ci hanno raccontato le loro esperienze e le loro aspettative in materia di sicurezza stradale e mobilità sostenibile.


- Anna, 35 anni, impiegata, usa l’auto per andare al lavoro: “Sono spaventata dagli incidenti, ogni giorno vedo scene terribili sulla strada. Mi piacerebbe usare i mezzi pubblici, ma sono troppo lenti, sporchi e affollati. Mi piacerebbe usare la bici, ma non ci sono piste ciclabili e ho paura di essere investita. Mi piacerebbe che la città fosse più vivibile e sicura, con meno auto e più spazi per le persone”.

- Luca, 28 anni, studente, usa il monopattino per andare all’università: “Mi diverto a usare il monopattino, è pratico, veloce e divertente. Mi sento libero di muovermi senza inquinare e senza stress. Però mi sento anche a rischio, perché non ci sono percorsi protetti e devo stare attento alle auto, ai pedoni, ai buchi. Mi piacerebbe che ci fossero più infrastrutture dedicate e più rispetto tra gli utenti della strada”.

- Maria, 65 anni, pensionata, usa il bus per fare la spesa: “Mi trovo bene con il bus, è comodo, economico e mi fa compagnia. Però a volte è in ritardo, o non passa, o è pieno. Mi piacerebbe che ci fossero più corse, più puntuali e più confortevoli. Mi piacerebbe anche che ci fossero più marciapiedi, più ampi e più puliti, per poter camminare senza pericoli e senza ostacoli”.


## La conclusione


L’incidente di via Imbriani ci fa riflettere sulla necessità di migliorare la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile nella nostra città. Come abbiamo visto, le cause degli incidenti sono molteplici e le soluzioni possibili sono diverse. Ma tutte richiedono un impegno comune, da parte di tutti gli attori coinvolti, per rendere la nostra città più sicura, più ecologica, più umana. Solo così potremo evitare altre tragedie e garantire una migliore qualità della vita a noi e alle generazioni future.


Trani e l'Urgente Bisogno di Rivoluzione Verde

Il Problema del Rumore a Trani: Clacson e Motociclette

(1) Trani, 70enne investita da un'auto in via Imbriani. https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bat/1467041/trani-70enne-investita-da-un-auto-in-via-imbriani.html.

(2) Violento investimento in corso Imbriani, disagi alla circolazione. https://www.traniviva.it/notizie/persona-investita-in-corso-imbriani-disagi-alla-circolazione/.

(3) Imbriani | dopo le “lacrime” la vecchia struttura resta in piedi. https://www.zazoom.it/2024-01-17/imbriani-dopo-le-lacrime-la-vecchia-struttura-resta-in-piedi/14119688/.

(4) Trani: Investita un'anziana donna sulle strisce: non è grave. https://www.traniviva.it/notizie/investita-un-anziana-donna-sulle-strisce-non-e-grave/.

(5) Piano nazionale della sicurezza stradale 2030: misure e obiettivi. https://bing.com/search?q=sicurezza+stradale+e+mobilit%c3%a0+sostenibile.

(6) Piano nazionale della sicurezza stradale 2030: misure e obiettivi. https://www.insic.it/sicurezza-sul-lavoro/prevenzione-infortuni-articoli/piano-nazionale-della-sicurezza-stradale-2030-gli-obiettivi-e-lapproccio-al-rischio/.

(7) Infrastrutture e mobilità sostenibili: approvato in via definitiva .... https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/infrastrutture-mobilita-sostenibili-approvato-definitiva-camera-decreto-mims.

(8) Piano nazionale sicurezza stradale 2030: indirizzi generali e linee .... https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01319228.pdf.

(9) PIANO NAZIONALE SICUREZZA STRADALE 2030 Indirizzi Generali e ... - mit. https://www.mit.gov.it/nfsmitgov/files/media/progetti/2022-08/PNSS_2030_-Linee_Guida-.pdf.

(10) Consulta Nazionale per la Sicurezza stradale e la Mobilità sostenibile. https://www.cnel.it/Chi-Siamo/Commissioni/Commissione-Politiche-sociali-sviluppo-sostenibile-terzo-settore/Consulta-Nazionale-per-la-Sicurezza-stradale-e-la-Mobilit%C3%A0-sostenibile.

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martedì 16 gennaio 2024

Trani, capitale del vino: la produzione e la degustazione del Moscato di Trani




Trani è una città di mare, di storia e di cultura, ma anche di vino. Tra le sue eccellenze enologiche, spicca il Moscato di Trani, un vino dolce e aromatico che viene prodotto nella zona di Trani da secoli. In questo articolo, vi racconteremo la storia e le caratteristiche di questo vino, che ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) nel 2011. Vi suggeriremo anche alcuni abbinamenti gastronomici con il Moscato di Trani, e vi consiglieremo alcuni luoghi dove degustarlo, tra cantine storiche, ristoranti tipici e bar del centro storico.


## La storia e le caratteristiche del Moscato di Trani


Il Moscato di Trani è un vino che nasce dalla tradizione vitivinicola della Puglia, e in particolare della zona di Trani, dove si coltiva da secoli la varietà di uva Moscato bianco. Questa uva, originaria della Grecia, è stata introdotta in Italia dai Romani, e si è diffusa in diverse regioni, dando origine a diversi tipi di vino Moscato. Il Moscato di Trani, però, ha delle peculiarità che lo rendono unico e inconfondibile.


Il Moscato di Trani è un vino dolce naturale, cioè ottenuto senza aggiunta di alcol o zucchero, ma solo grazie alla fermentazione naturale degli zuccheri dell'uva. Per produrlo, si utilizza il metodo della "fermentazione interrotta", che consiste nel fermare la fermentazione quando il vino ha raggiunto il grado alcolico desiderato, di solito tra i 14 e i 15 gradi. In questo modo, il vino conserva una parte degli zuccheri naturali dell'uva, che gli conferiscono il suo sapore dolce e il suo profumo intenso e fruttato.


Il Moscato di Trani ha un colore giallo dorato, con riflessi ambrati. Al naso, si percepiscono note di fiori bianchi, agrumi, pesca, albicocca, miele e spezie. Al palato, è morbido, vellutato, equilibrato e persistente. Ha una buona acidità, che contrasta la dolcezza e lo rende fresco e piacevole.


## Gli abbinamenti gastronomici con il Moscato di Trani


Il Moscato di Trani è un vino che si presta a diversi abbinamenti gastronomici, sia dolci che salati. Si può bere sia come aperitivo, sia come vino da dessert, sia come vino da meditazione. Ecco alcuni suggerimenti per gustarlo al meglio:


- Con i formaggi stagionati, come il pecorino, il parmigiano o il gorgonzola, il Moscato di Trani crea un contrasto interessante tra il dolce e il salato, e esalta i sapori e gli aromi dei formaggi.

- Con i biscotti di mandorle, i dolci di mandorle e i dolci al cioccolato, il Moscato di Trani si sposa perfettamente, creando un connubio goloso e raffinato. I biscotti di mandorle sono una specialità tipica di Trani, e si possono trovare in diverse pasticcerie della città.

- Con la frutta fresca, come le fragole, i fichi, le pesche o le albicocche, il Moscato di Trani è un accompagnamento ideale, che ne esalta il sapore e la freschezza, e crea un contrasto tra il dolce e l'acido.


## I luoghi dove degustare il Moscato di Trani


Se volete provare il Moscato di Trani, non c'è posto migliore della sua città d'origine, dove potrete trovare diverse opportunità per degustarlo, sia in cantina che in ristorante o in bar. Ecco alcuni indirizzi da non perdere:


- La Cantina della Sfida, in via Ognissanti 18, è una delle cantine storiche di Trani, fondata nel 1952. Qui potrete assaggiare il Moscato di Trani e altri vini locali, accompagnati da stuzzichini e prodotti tipici. La cantina è anche un museo, dove potrete ammirare antichi attrezzi e documenti della tradizione vitivinicola tranese.

- Il Ristorante Pescatore, in via Cristoforo Colombo 6, è un ristorante tipico di Trani, che propone piatti a base di pesce fresco e di prodotti locali. Qui potrete abbinare il Moscato di Trani a delle deliziose cozze alla tranese, al baccalà alla tranese o a dei dolci di mandorle.

- Il Bar Pasticceria Dolci Momenti, in corso Vittorio Emanuele 143, è un bar pasticceria che offre una vasta scelta di dolci, gelati, caffè e bevande. Qui potrete gustare il Moscato di Trani con dei biscotti di mandorle, con una torta al cioccolato o con una coppa di gelato.


## Conclusioni


Il Moscato di Trani è un vino che rappresenta la storia, la cultura e la gastronomia di Trani, una città che merita di essere scoperta e apprezzata. Se vi piacciono i vini dolci e aromatici, non potete perdervi l'occasione di assaggiare il Moscato di Trani, e di abbinarlo a dei piatti tipici o a dei dolci golosi. Il Moscato di Trani è un vino che vi conquisterà con il suo sapore e il suo profumo, e che vi farà innamorare di Trani e della sua bellezza.

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Racconti di Trani: storie vere e inventate "Il ritorno di Angelo"




Angelo Valente era emozionato. Dopo tanti anni di sogni e speranze, finalmente era riuscito a realizzare il suo desiderio più grande: tornare a Trani, la città dei suoi genitori, che gli avevano raccontato tante storie e tradizioni della loro terra d'origine. Angelo era nato a Trieste, dove i suoi genitori erano emigrati nei primi anni del novecento, in cerca di una vita migliore. Ma non avevano mai dimenticato Trani, e avevano trasmesso al figlio l'amore per quella splendida città sul mare, con la sua bianca cattedrale, il suo castello, i suoi vicoli e le sue piazze.


Angelo aveva sempre voluto visitare Trani, ma le sue condizioni economiche non glielo avevano mai permesso. Lavorava come operaio in una fabbrica, e con la moglie aveva allevato due figli, sacrificando tutto per loro. Ora che era in pensione, con ottocentoeuro al mese, il sogno sembrava ancora più lontano e irrealizzabile. Ma un giorno, Angelo aveva deciso di scrivere una lettera al sindaco di Trani, raccontandogli la sua storia e chiedendogli aiuto. Era una lettera semplice, dettata dal cuore, che non aveva voluto mettere in bella copia, perché diceva "avrei cambiato tante cose".


La lettera era arrivata al sindaco, che si era commosso leggendo le parole di Angelo. Il sindaco era un tranese che amava il suo paese, e che capiva l'amore di un altro uomo che pur non vivendo a Trani e pur non essendovi nato, aveva sempre coltivato nel cuore per tanti anni. Così il sindaco aveva deciso di aiutare Angelo, e grazie alla generosità di un privato, gli aveva offerto un soggiorno gratuito a Trani, con la moglie.


Angelo non ci poteva credere. Era stato contattato dal sindaco, che gli aveva comunicato la bella notizia. Angelo aveva ringraziato con lacrime agli occhi, e aveva preparato le valigie, pronto a partire per il suo viaggio dei sogni.


Era una mattina di gennaio, quando Angelo e la moglie erano arrivati a Trani. Il sole splendeva sul mare, e il cielo era azzurro. Angelo si era sentito subito a casa, come se avesse sempre vissuto lì. Aveva riconosciuto i luoghi che i suoi genitori gli avevano descritto, e aveva provato una sensazione di pace e di gioia. Si era recato alla cattedrale, dove aveva pregato davanti alla tomba di san Nicola Pellegrino, il patrono della città. Poi aveva visitato il castello, dove aveva ammirato le opere d'arte e la storia di Trani. Aveva passeggiato per il centro storico, fermandosi a chiacchierare con i tranesi, che lo accoglievano con simpatia e cordialità. Aveva assaggiato le specialità gastronomiche, come le orecchiette con le braciole, le cime di rapa, i dolci tipici. Aveva respirato il profumo del mare, e il sapore della vita.


Angelo era felice. Si sentiva come se fosse tornato indietro nel tempo, a rivivere le storie dei suoi genitori. In una delle piccole stradine antiche di Trani, aveva incontrato una vecchia signora, che gli aveva sorriso e gli aveva detto: "Tu sei il nipote di Domenico e Maria, vero? Li ho conosciuti bene, erano dei bravi ragazzi. Sono contenta che tu sia venuto a Trani, è la tua casa". Angelo si era emozionato, e aveva abbracciato la signora, ringraziandola. Poi aveva continuato il suo giro, seguito da un gatto nero, che gli faceva le fusa e gli si strusciava contro le gambe.


Angelo era grato. Grato al sindaco, al privato, ai tranesi, a Dio. Grato di aver potuto realizzare il suo sogno, e di aver ritrovato le sue radici. Grato di aver scoperto Trani, una città meravigliosa, che gli aveva regalato emozioni indimenticabili.


Questo racconto è basato su una notizia vera¹, ma è anche in parte inventato. Lo scopo è solo quello di intrattenere, e di far conoscere Trani e la sua diversità italiana. Spero che vi sia piaciuto, e che vi abbia fatto venire voglia di visitare Trani, una città che vale la pena di scoprire.



(1) Trani, ritorno al passato. - traniviva.it. https://www.traniviva.it/notizie/trani-ritorno-al-passato/.

(2) Trani - Radio Bombo - Il Giornale online della tua città. https://www.ilgiornaleditrani.net/.

(3) TraniViva il portale di Trani: notizie, eventi e turismo a Trani. https://www.traniviva.it/.

(4) Getty Images. https://www.gettyimages.com/detail/photo/trani-italy-royalty-free-image/541343068.

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lunedì 15 gennaio 2024

La benedizione degli animali a Trani: una tradizione di fede e amore




Trani - Mercoledì 17 gennaio 2024, in occasione della memoria liturgica di Sant'Antonio l'Abate, protettore degli animali, si terrà in Piazza della Libertà la benedizione di tutti gli animali che saranno condotti dai loro padroni. L'evento, organizzato dalla parrocchia di San Francesco, vedrà la partecipazione di numerosi fedeli e amanti degli animali, che porteranno con sé cani, gatti, uccelli, conigli e anche qualche capra e asino. Il parroco, don Giuseppe, presiederà la celebrazione eucaristica alle 18.30 nella chiesa di San Francesco, alla presenza anche del sindaco di Trani, Maria Rossi, e di altre autorità civili e religiose. Al termine della messa, don Giuseppe raggiungerà la piazza, dove impartirà la benedizione agli animali, spruzzando acqua benedetta e pronunciando le parole: "Dio onnipotente, che hai creato tutti gli esseri viventi, benedici questi animali, che sono segni della tua bontà e della tua provvidenza. Fa' che siano di aiuto e di compagnia per l'uomo, e che siano rispettati e protetti da ogni male. Per Cristo nostro Signore. Amen".


La benedizione degli animali è una tradizione antica e diffusa in molte parti del mondo, che si ricollega alla figura di Sant'Antonio l'Abate, un monaco egiziano vissuto tra il III e il IV secolo, che si ritirò nel deserto per condurre una vita di preghiera e di penitenza. Sant'Antonio è considerato il padre del monachesimo cristiano, e anche il patrono degli animali, in quanto si narra che avesse una particolare affinità con le creature della natura, e che fosse in grado di comunicare con loro. Inoltre, Sant'Antonio è raffigurato spesso con un maialino al suo fianco, in quanto i frati dell'Ordine degli Antoniani, fondato in suo onore, avevano il permesso di allevare maiali per il loro sostentamento e per la cura dei malati. La devozione a Sant'Antonio si diffuse in Italia e in Europa nel Medioevo, e ancora oggi è molto sentita, soprattutto nelle zone rurali, dove gli animali sono fonte di lavoro e di reddito, ma anche di affetto e di amicizia.


La benedizione degli animali a Trani è una manifestazione di fede e di amore, che esprime il legame tra l'uomo e il creato, e che testimonia il rispetto e la cura per ogni forma di vita. È anche un'occasione di festa e di gioia, che coinvolge tutta la comunità e che valorizza la cultura e la tradizione locale. Trani è infatti una città ricca di storia e di arte, che vanta un patrimonio architettonico e artistico di grande pregio, come la cattedrale romanica, il castello svevo, il porto e il centro storico. Trani è anche una città che ama la cucina naturale e genuina, basata sui prodotti del territorio, come il pesce, l'olio, il vino, la frutta e la verdura. Tra le specialità tipiche di Trani, ci sono le cozze gratinate, il baccalà alla tranese, la focaccia con le olive, i taralli dolci e salati, e il moscato di Trani, un vino liquoroso e profumato.


La benedizione degli animali a Trani è quindi un evento che celebra la vita, la fede, l'amore, la cultura e la cucina di una città che sa coniugare tradizione e innovazione, e che offre ai suoi visitatori un'esperienza unica e indimenticabile.

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Trani: tra ringhiere e cucina, una città che guarda al futuro




Trani è una città che non smette di sorprendere. Non solo per il suo patrimonio storico e artistico, che la rende una delle perle della Puglia, ma anche per la sua vitalità e il suo dinamismo. Tra le notizie locali da Trani, spicca quella relativa al recupero delle ringhiere ubicate tra piazza re Manfredi e piazza Duomo, e di una campata di nr. 15 moduli di ringhiere sul lungomare C. Colombo⁵. Si tratta di un intervento atteso da tempo, che mira a restituire bellezza e sicurezza a questi luoghi simbolici della città. Il vice sindaco Ferrante ha annunciato che i lavori inizieranno a breve, e che si procederà a stralci, per impegnare le somme a disposizione entro fine anno e quelle ulteriori nel 2024⁵.




Ma Trani non è solo arte e architettura. È anche una città che sa valorizzare la sua cultura e la sua cucina naturale, in linea con la tradizione italiana. L'Italia, infatti, è nota in tutto il mondo per il suo cibo, espressione della sua identità e della sua diversità. La cucina italiana è un esempio di dieta mediterranea, riconosciuta come patrimonio immateriale dell'umanità dall'UNESCO nel 2010¹. Si tratta di una cucina semplice, basata su pochi ingredienti di qualità, che variano a seconda delle regioni e delle stagioni. La cucina italiana è anche una cucina creativa, che sa trasformare i prodotti della natura in piatti deliziosi e salutari¹.


Tra i prodotti tipici della cucina italiana, spiccano l'olio d'oliva, il pane, la pasta, i formaggi, i vini, gli insaccati, i salumi, la carne, il pesce, i dolci e il gelato¹. Ognuno di questi alimenti ha una sua storia, una sua origine, una sua tecnica di preparazione. Ognuno di questi alimenti racconta qualcosa della cultura e della tradizione di un territorio. Ognuno di questi alimenti è un linguaggio, un modo di comunicare e di scambiare².


Trani, in questo senso, è una città che sa parlare il linguaggio del cibo. Una città che sa valorizzare i suoi prodotti tipici, come il moscato di Trani, il vino bianco dolce e profumato, ottenuto da uve moscato bianco coltivate nella zona costiera⁴. Una città che sa offrire ai suoi visitatori una cucina varia e gustosa, che spazia dal pesce fresco, protagonista dei piatti di mare, alla carne, presente nei piatti di terra, passando per le verdure, le legumi, i formaggi e i salumi. Una città che sa deliziare i palati con i suoi dolci, come il bocconotto, una pasta frolla ripiena di crema pasticcera e amarena, o il mostacciolo, un biscotto di pasta di mandorle e miele, aromatizzato con cannella e chiodi di garofano⁴.


Trani è una città che sa guardare al futuro, senza dimenticare le sue radici. Una città che sa coniugare arte e cultura, tradizione e innovazione, natura e tecnologia. Una città che sa accogliere e coinvolgere, con la sua bellezza e la sua bontà. Una città da scoprire e da assaporare.


Fonti:


¹: Cucina italiana - Wikipedia

²: Il cibo come cultura: la cucina italiana tra arte, storia e tradizione - Italian Food Experience

³: Italia: un viaggio completo tra arte, cucina e tradizioni regionali

⁴: Prodotti tipici ed enogastronomici italiani - Italia.it

⁵: Trani: Ferrante: “pronti a rifare le ringhiere”, ma sarà la volta buona? - TraniViva.


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Trani, la città che unisce storia, arte e gastronomia




Trani è una città che ha molto da offrire ai suoi visitatori e ai suoi abitanti. Situata sulla costa adriatica, nella regione Puglia, Trani vanta un patrimonio storico, artistico e culturale di grande valore, testimoniato dalla sua splendida Cattedrale romanica, dal Castello svevo, dai palazzi nobiliari e dalle chiese medievali. Trani è anche una città vivace e dinamica, che ospita eventi, manifestazioni e iniziative di vario genere, legati alla tradizione e all'innovazione.


Tra gli eventi in programma per il mese di gennaio 2024, segnaliamo:


- Il 150° anniversario dell’istituzione della confraternita San Michele Arcangelo, che si celebrerà domenica 16 gennaio con una messa solenne nella Cattedrale e una processione per le vie del centro storico¹.

- Il debutto del format itinerante «Bigodini, un libro per capello», che si terrà domenica 16 gennaio presso il salone di bellezza «Hair Style» in via Mario Pagano. Si tratta di un incontro letterario con l'autrice tranese Antonella Di Nuzzo, che presenterà il suo romanzo «La vita è un bigodino», ambientato tra Trani e Milano².

- L'incontro tematico «1063 Ordinamenta Maris», che si svolgerà sabato 22 gennaio presso la biblioteca Bovio di Trani. Si tratterà di una lezione sulla storia del diritto marittimo, a partire dal celebre codice normativo redatto a Trani nel 1063, considerato il primo esempio di legislazione marina in Europa³.


Ma Trani non è solo storia e cultura, è anche gastronomia. La città offre infatti una cucina naturale e genuina, basata sui prodotti del territorio e del mare. Tra le specialità tipiche, spiccano il pesce spada, il polpo, le cozze, i taralli, i dolci di mandorle e il famoso Moscato di Trani, un vino liquoroso dal colore ambrato e dal profumo intenso.


Per chi vuole scoprire i sapori e i segreti della cucina tranese, consigliamo di seguire il blog Cucina Naturale⁷, che propone ricette sane, facili e veloci, ispirate alla tradizione mediterranea e alla stagionalità degli ingredienti. Tra le ricette del mese di gennaio, troviamo:


- Tortine veloci di carote con cuore di confettura, ideali per una merenda golosa e nutriente.

- Zuppa piccante di grano e ceci al pomodoro, perfetta per riscaldarsi nelle fredde giornate invernali.

- Strudel con radicchio verde in agrodolce, un piatto originale e sfizioso, che unisce il gusto amaro del radicchio al dolce delle mele e dell'uvetta.


Trani è quindi una città che sa sorprendere e incantare, con la sua bellezza, la sua vitalità e la sua bontà. Una città da visitare, da vivere e da gustare, in tutte le sue sfumature. Una città che rappresenta l'Italia, nella sua diversità e nella sua ricchezza.



(1) Trani - Radio Bombo - Il Giornale online della tua città. https://www.ilgiornaleditrani.net/.

(2) Ultime Notizie Trani News Cronaca ed Eventi - Intopic. https://www.intopic.it/puglia/trani/.

(3) Cronaca - Notizie e aggiornamenti da Trani - TraniViva. https://www.traniviva.it/notizie/?cat=cronaca.

(4) Cucina Naturale. https://www.cucina-naturale.it/.

(5) TraniViva il portale di Trani: notizie, eventi e turismo a Trani. https://www.traniviva.it/.


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Trani, la città che racconta l'Italia tra arte, storia e gastronomia




Trani è una città che ha molto da offrire a chi la visita, sia per la sua bellezza architettonica e paesaggistica, sia per la sua ricchezza culturale e gastronomica. Trani è infatti una città che racconta l'Italia, con le sue tradizioni, la sua diversità e la sua creatività.


La città di Trani è nota soprattutto per la sua splendida cattedrale romanica, dedicata a San Nicola Pellegrino, che si affaccia sul mare e che è considerata una delle più belle d'Italia. La cattedrale è un esempio di armonia tra arte e natura, tra oriente e occidente, tra sacro e profano. La cattedrale ospita anche il museo diocesano, dove si possono ammirare opere d'arte sacra di grande valore.


Ma Trani non è solo la cattedrale. La città conserva un centro storico ricco di monumenti e di testimonianze del suo passato glorioso, quando era un importante porto commerciale e culturale del Mediterraneo. Tra i luoghi da visitare ci sono il castello svevo, costruito da Federico II di Svevia, il palazzo Caccetta, sede del museo ebraico, la sinagoga di Santa Anna, una delle più antiche d'Europa, e il palazzo San Giorgio, dove si svolgono eventi culturali e mostre.


Trani è anche una città che sa valorizzare la sua identità gastronomica, basata sui prodotti del territorio e sulla cucina naturale. Tra le specialità tipiche ci sono i moscioli, i mitili selvatici che si pescano nel mare di fronte alla cattedrale, e che si possono gustare crudi, al forno o in umido. Altri piatti tradizionali sono la tiella di riso, patate e cozze, la pasta con le cime di rapa, il baccalà alla tranese e i dolci a base di mandorle e miele.


Trani è quindi una città che merita di essere scoperta e apprezzata, per la sua capacità di raccontare l'Italia tra arte, storia e gastronomia, con uno stile vivace e originale.

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domenica 14 gennaio 2024

Trani, la città del vino e della musica




Trani è una città della Puglia che si affaccia sul mare Adriatico, nota per il suo splendido porto, la sua cattedrale romanica e la sua tradizione vitivinicola. Ma Trani è anche una città che ama la musica e che offre diverse occasioni per ascoltare e apprezzare le sonorità di vari generi e stili.


Una di queste occasioni è il festival "Trani in Jazz", che si svolge ogni anno nel mese di luglio e che ospita artisti di fama internazionale. Il festival, nato nel 1998, si propone di valorizzare il patrimonio storico-artistico della città, offrendo concerti in luoghi suggestivi come il castello svevo, il convento di San Francesco, il palazzo Caccetta e la villa comunale. Tra i nomi che hanno partecipato al festival ci sono Chick Corea, Pat Metheny, Dee Dee Bridgewater, Enrico Rava, Stefano Bollani e molti altri.


Un'altra manifestazione musicale che anima Trani è il "Festival della lirica", che si tiene ogni anno nel mese di agosto e che propone opere e concerti di musica classica. Il festival, organizzato dall'associazione "Amici della lirica di Trani", si avvale della collaborazione di importanti istituzioni musicali come il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro dell'Opera di Roma. Il festival si svolge nella suggestiva cornice della cattedrale di Trani, che offre un'acustica eccezionale e un'atmosfera magica.


Trani è anche una città che sa valorizzare i suoi prodotti tipici, in particolare il vino. Il vino più famoso di Trani è il Moscato di Trani, un vino dolce e profumato, ottenuto da uve moscato bianco coltivate nella zona costiera. Il Moscato di Trani ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) nel 2011 ed è considerato uno dei migliori vini dolci italiani. Il Moscato di Trani si accompagna bene con i dolci, in particolare con quelli a base di mandorle, come i biscotti "Sospiri di Trani".


Per promuovere il Moscato di Trani e gli altri vini locali, ogni anno si tiene a Trani la "Festa del vino", che coinvolge le cantine, i ristoranti, le enoteche e le associazioni culturali della città. La festa, che si svolge nel mese di settembre, offre degustazioni, visite guidate, spettacoli, mostre e laboratori. La festa è anche un'occasione per scoprire la cucina tradizionale di Trani, che si basa su prodotti semplici e genuini, come il pesce, le verdure, l'olio, il pane e la pasta. Tra i piatti tipici di Trani ci sono le "orecchiette con le cime di rapa", la "tiella di cozze e patate", il "baccalà alla tranese" e il "polpo alla pignata".


Trani è quindi una città che offre molto ai suoi visitatori, sia dal punto di vista culturale che gastronomico. Una città che sa coniugare la storia con la modernità, la tradizione con l'innovazione, la terra con il mare. Una città da scoprire e da assaporare.


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venerdì 12 gennaio 2024

La parsimonia dell'acqua, mostra in biblioteca dal 12 gennaio: come visitarla e cosa aspettarsi

 


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La Biblioteca Comunale di Trani ospita dal 12 gennaio al 12 febbraio la mostra fotografica "La parsimonia dell'acqua", realizzata dal fotografo tranese Giuseppe De Santis. La mostra è dedicata al tema dell'acqua, una risorsa preziosa e limitata, che va usata con responsabilità e rispetto. Le fotografie esposte ritraggono scene di vita quotidiana legate all'uso dell'acqua, sia in ambito domestico che agricolo, mostrando le diverse sfaccettature di questo elemento vitale.


La mostra è visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 19:00, e il sabato dalle ore 9:00 alle ore 13:00. Per garantire il rispetto delle norme anti-Covid, è necessario prenotare la visita tramite il sito web della biblioteca¹ o telefonando al numero 0883-482222. Inoltre, è obbligatorio indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale.


La mostra è organizzata in collaborazione con il Comune di Trani, l'Associazione Culturale Traniviva e il Circolo Fotografico Tranese. Il progetto si inserisce nel più ampio programma di sensibilizzazione ambientale promosso dalla biblioteca, che prevede anche incontri, laboratori e conferenze sul tema dell'acqua e della sua salvaguardia.


La parsimonia dell'acqua è una mostra che vuole stimolare la riflessione e la consapevolezza sui problemi legati all'acqua, come l'inquinamento, lo spreco, la scarsità, il cambiamento climatico. Allo stesso tempo, vuole celebrare la bellezza e la ricchezza di questo elemento, che è fonte di vita, di cultura e di storia.


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Alghe in cucina: quali sono e come usarle per arricchire i nostri piatti


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Le alghe sono delle piante acquatiche che crescono nel mare o in altri ambienti umidi. Le alghe sono molto diverse tra loro, sia per forma che per colore, e si possono classificare in base alla loro pigmentazione: alghe verdi, alghe rosse, alghe brune e alghe azzurre. Le alghe sono degli alimenti molto nutrienti e salutari, che contengono proteine, vitamine, minerali, antiossidanti e fibre. Le alghe hanno anche dei benefici per la salute, come il potenziamento del sistema immunitario, la regolazione della tiroide, la prevenzione dell'anemia, la depurazione dell'organismo e la protezione delle mucose.


Le alghe sono molto usate nella cucina orientale, in particolare in Giappone, Cina e Corea, dove sono considerate delle vere e proprie delizie. Le alghe si possono trovare in diversi formati, come foglie, polvere, fiocchi o capsule, e si possono usare per preparare vari piatti, come zuppe, insalate, sushi, tempura, riso, pasta e dolci. Le alghe si possono anche usare come condimento, aggiungendole a salse, marinature, pesti o oli aromatizzati.


Le alghe più comuni e diffuse sono:


- **Nori**: sono delle alghe rosse che vengono essiccate e pressate in fogli sottili e croccanti. Sono le alghe usate per avvolgere il sushi, ma si possono anche sbriciolare e spolverare sui piatti per dare un tocco di sapore e di colore. Il nori è ricco di proteine, ferro, iodio e vitamina A.

- **Wakame**: sono delle alghe brune che hanno delle fronde lunghe e ondulate. Sono le alghe usate per fare la zuppa di miso, ma si possono anche aggiungere alle insalate, ai risotti o ai piatti di verdure. Il wakame ha un sapore delicato e una consistenza croccante. Il wakame è ricco di calcio, magnesio, potassio e vitamina C.

- **Kombu**: sono delle alghe brune che hanno delle strisce larghe e spesse. Sono le alghe usate per fare il dashi, il brodo di base della cucina giapponese, ma si possono anche usare per cuocere i legumi, per rendere i cereali più digeribili o per fare delle verdure stufate. Il kombu ha un sapore intenso e una consistenza coriacea. Il kombu è ricco di glutammato, una sostanza che esalta il sapore degli alimenti, e di iodio, un minerale essenziale per la tiroide.

- **Spirulina**: sono delle alghe azzurre che hanno una forma di spirale. Sono le alghe più ricche di proteine, infatti contengono tutti gli amminoacidi essenziali. Sono anche ricche di clorofilla, che ha un effetto depurativo e alcalinizzante. La spirulina si trova in polvere o in capsule, e si può usare per integrare la propria dieta, aggiungendola a frullati, succhi, yogurt o insalate. La spirulina ha un sapore forte e un colore verde intenso.


Le alghe sono degli alimenti versatili e gustosi, che si prestano a molte ricette e preparazioni. Si possono usare per dare un tocco di originalità e di bontà ai nostri piatti, e per arricchire la nostra dieta con nutrienti importanti e benefici. Le alghe sono anche degli alimenti naturali e sostenibili, che rispettano l'ambiente e la biodiversità. Provare per credere!


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