4 Lezioni Inquietanti da "Stelle di cannella"

 


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Come il Male Diventa Normale: 4 Lezioni Inquietanti da "Stelle di cannella"

Spesso immaginiamo i grandi mali della storia – le guerre, i genocidi, le persecuzioni – come tempeste improvvise, eventi monumentali che squarciano il velo della civiltà. Tendiamo a trascurare le origini più umili e silenziose di queste catastrofi: i piccoli cambiamenti nella vita di tutti i giorni, le amicizie che si incrinano, le parole non dette, i compromessi che sembrano innocui.

Il romanzo "Stelle di cannella" di Helga Schneider, basato su una storia vera, è una potente testimonianza che illumina proprio questo processo. Ambientato nella Berlino degli anni '30, il libro non si concentra sui grandi eventi storici, ma sulla corrosione di un'amicizia tra due bambini di nove anni e, attraverso di essa, sulla disintegrazione morale di un'intera comunità. Ci mostra come l'odio, prima di diventare politica di stato, sia un veleno che si insinua nelle relazioni più intime e nei gesti più banali.

Questo articolo esplora le quattro lezioni più sorprendenti e controintuitive che emergono dal libro. Non sono lezioni sulla brutalità dei campi di concentramento, ma intuizioni più sottili e forse più inquietanti, che rivelano come il fanatismo metta radici nella normalità, trasformando vicini di casa in nemici, persone perbene in complici e vittime in dubbiosi della propria umanità.

1. L'ideologia può trasformare un bambino nel suo peggior nemico

All'inizio del racconto, l'amicizia tra Fritz Rauch e David Korsakov è l'immagine stessa della purezza infantile. Hanno entrambi nove anni, frequentano la stessa classe e condividono lo stesso banco. Il loro legame sembra inscalfibile, un piccolo universo di giochi e complicità nel tranquillo quartiere di Wilmersdorf.

Tutto cambia quando Fritz aderisce alla Jungvolk, l'organizzazione giovanile nazista. Il veleno dell'ideologia, però, non gli viene somministrato puro, ma mescolato a qualcosa di dolce e seducente. Non è solo odio; è la promessa di appartenenza, avventura e scopo: "marce a suon di tamburo, di esercitazioni campestri, gite sui laghi e canti sotto le stelle". È il richiamo del "cameratismo e amicizia, di premi e promozioni" che cattura il suo cuore di bambino. Questo evento segna l'inizio di una "mostruosa metamorfosi", in cui Fritz diventa progressivamente più distante, freddo e infine ostile. La trasformazione avviene attraverso una serie di piccoli tradimenti: prima non invita David alla sua festa di compleanno; poi, insieme ad altri, gli lancia sassolini; infine, chiede all'insegnante di cambiare banco per non sedere più accanto a un "compagno giudeo".

In poco tempo, il migliore amico di David diventa il capo di una banda che spadroneggia in classe, perseguitando sistematicamente lui e gli altri alunni ebrei. La metamorfosi di Fritz rivela la terrificante alchimia con cui il bisogno universale di appartenenza, catturato e distorto dalla propaganda, diventa un solvente capace di dissolvere i legami più sacri.

2. La follia ideologica si proietta su tutto, persino sugli animali

Uno degli aspetti più surreali del romanzo è la faida ideologica che Fritz proietta sui gatti dei due ragazzi. Questo episodio dimostra come il fanatismo non si limiti a disumanizzare le persone, ma contamini ogni aspetto della realtà, trasformando anche il mondo animale in un campo di battaglia razziale.

I protagonisti di questa assurda vicenda sono Muschi, la "candida gatta dagli occhi azzurri" di Fritz, e Koks, il gatto nero di David. Nella mente ormai avvelenata di Fritz, il loro legame naturale diventa un problema ideologico.

Agli occhi di Fritz, ormai completamente guadagnato al fanatismo della Gioventù hitleriana, il gatto nero Koks è un gatto ebreo che insidia la sua candida gatta dagli occhi azzurri, Muschi.

I tentativi di Fritz di separarli diventano sempre più crudeli. Prima installa del filo spinato sul muretto, finendo per ferire la sua stessa gatta. Poi, in un gesto che rivela la natura incontrollabile dell'odio, tenta di avvelenare Koks con del cibo mescolato a topicida. Sia Koks che Muschi rifiutano i bocconi, che vengono però mangiati dai colombi dei vicini, i Ratzkovitsch: sei uccelli innocenti vengono ritrovati stecchiti, dimostrando che l'odio mirato non è mai contenuto; si riversa, causando danni collaterali e conflitti imprevisti. La sua ossessione culmina in una minaccia: se i gattini di Muschi fossero nati neri, avrebbe ucciso Koks per aver "contaminato il sangue" della sua gatta.

La profezia si avvera tragicamente. Muschi muore durante il parto, ma i gattini sono tutti neri. Fedele alla sua folle promessa, Fritz e la sua banda catturano Koks e lo lapidano a morte. Questo atto di violenza simbolica mostra la capacità dell'ideologia di riprogrammare la realtà, attribuendo concetti come "razza" e "contaminazione" a creature innocenti e trasformando un legame naturale in un crimine da punire con la morte.

3. L'erosione morale è un processo lento e quasi impercettibile

La figura di Lene, la sorellastra cristiana di David, è forse la più complessa del romanzo. La sua storia è un monito su come la paura, il conformismo e il desiderio di proteggere il proprio benessere possano corrodere anche le persone più coraggiose.

All'inizio, Lene è un'eroina. Si batte per i diritti dei suoi cari e non esita ad affrontare a viso aperto le SA nel negozio del nonno, subendo un pestaggio così violento da costarle la milza.

La vicenda di Lene potrebbe divenire emblematica di tutto il popolo tedesco che, vittima dell’opportunismo, abdica in nome dell’utile, alla rigorosa difesa dei valori più profondi: il rispetto e la fede nell’eguaglianza di tutti gli uomini.

Tuttavia, dopo il matrimonio con il ricco e ambizioso Berty Winterloh e l'apertura del suo negozio di moda, Helbert's, il suo atteggiamento cambia. L'erosione morale non è causata da una minaccia brutale, ma dalle sofisticate razionalizzazioni del marito. Berty non predica l'odio, ma la prudenza e il pragmatismo: "abbiamo una posizione da difendere, cerca di capirlo una buona volta". Lene adotta lentamente questa nuova, corrosiva logica di autopreservazione, diventando "sempre meno sensibile ai problemi crescenti dei Korsakov".

Il punto di non ritorno arriva quando, nel suo negozio, è costretta a scegliere tra una ricca cliente ariana e una cliente ebrea, la signora Löwenthal. Lene cede e allontana la signora Löwenthal. Quel gesto segna il suo crollo definitivo, culminato poco dopo nell'esposizione in vetrina di un cartello: "La clientela ebraica non è gradita". La sua storia ci insegna che la complicità con il male spesso non nasce dalla malvagità, ma da una serie di compromessi "ragionevoli" per proteggere una vita tranquilla.

4. Il danno più profondo è quando la vittima interiorizza l'odio

La conseguenza psicologica più devastante della persecuzione è il momento in cui la vittima inizia a credere all'odio del suo persecutore. Questa è la vittoria ultima del totalitarismo: non solo controllare il corpo, ma colonizzare la mente della vittima fino a trasformarla nel carceriere di se stessa.

Il cambiamento di David va oltre la tristezza. Inizia a perdere la stima di sé, a sentirsi "sbagliato". In un episodio straziante, entra deliberatamente in una palestra vietata agli ebrei e provoca un ragazzo più grande fino a farsi picchiare, insistendo sul fatto di essere "un ragazzo ebreo". Non è un atto di sfida, ma di autodistruzione. Suo padre, Jakob, ne dà una spiegazione lucidissima: è una "volontà di punirsi per controllare un intollerabile disagio". La persecuzione costante lo ha convinto di essere colpevole. Jakob spiega il meccanismo alla moglie Jutta con parole che gelano il sangue:

[...] nostro figlio ha cominciato a perdere l’autostima, la coscienza del proprio valore. Vede che i ragazzi ariani del quartiere lo evitano, che l’insegnante lo discrimina, che in pratica chiunque può maltrattarlo impunemente. Così si sta convincendo che ha effettivamente qualcosa che non va, che in fondo merita di essere punito.

Questa è la vittoria finale del persecutore: non solo isolare e danneggiare la vittima fisicamente, ma distruggerla dall'interno, facendole dubitare del proprio valore. Le ferite più profonde non sono quelle visibili sul corpo, ma quelle inflitte all'anima, quando la vittima accetta la narrazione del suo oppressore.

Conclusione: La Banalità del Male Quotidiano

Le lezioni di "Stelle di cannella" compongono un mosaico terrificante sulla normalizzazione dell'odio. La seduzione di un'ideologia che offre scopo a un bambino (Fritz) porta a proiettare quella stessa logica distorta sul mondo innocente (i gatti). Questo processo è reso possibile dai compromessi pragmatici di persone altrimenti buone, che scelgono la convenienza al coraggio (Lene). Il risultato finale è la devastazione psicologica della vittima, che finisce per interiorizzare l'odio che la circonda (David). La vera tragedia, quindi, non risiede solo negli atti finali di violenza, ma nei piccoli, incrementali passi che lastricano la strada verso l'abisso.

I meccanismi di divisione e disumanizzazione non sono reliquie del passato; riappaiono in nuove forme in ogni epoca. La storia del quartiere di Wilmersdorf ci costringe a porci una domanda tanto semplice quanto scomoda, oggi come allora: di fronte a un'ingiustizia crescente, dove tracceremmo la nostra linea invalicabile? E saremmo sicuri di non oltrepassarla per convenienza, quieto vivere o semplice indifferenza?



Teatro Mimesis, Trani

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