In questi giorni circola un’informazione che ha destato preoccupazione tra molti presidenti di associazioni e enti no-profit. Un’email che ho ricevuto personalmente afferma che, a partire dal 1° gennaio 2025, tutte le associazioni, incluse le ASD e gli enti del terzo settore (ETS), saranno obbligate ad aprire la partita IVA. Questa affermazione ha creato allarmismi e confusione, ma è davvero così?
Dopo un’attenta ricerca e una consultazione con fonti legali affidabili, tra cui il sito [LexDo.it](https://www.lexdo.it/d/costituire-associazione-online/partita-iva-senza-con), è emerso che le cose non stanno esattamente in questo modo. La verità è un po’ più articolata e riguarda solo le associazioni che svolgono attività commerciali.
Cosa cambia davvero dal 1° gennaio 2025?
Le nuove disposizioni fiscali riguardano **solo** le associazioni che offrono **servizi a pagamento** ai propri associati o a terzi in modo continuativo. Ecco cosa bisogna sapere:
1. **Partita IVA obbligatoria solo per attività commerciali**: Se l’associazione realizza entrate derivanti da attività commerciali, sarà obbligata ad aprire una partita IVA. Questo avviene se le entrate provengono da eventi o attività rivolti in prevalenza a persone non iscritte all’associazione (ad esempio, ingressi a pagamento, pubblicità, sponsorizzazioni, ecc.).
2. **Attività a pagamento per i soci**: Dal 1° gennaio 2025, anche le attività rivolte ai soci a pagamento verranno considerate commerciali. Se svolgi queste attività, la partita IVA sarà necessaria.
3. **Attività occasionali**: Se le attività commerciali sono svolte **in modo occasionale** (ad esempio, un piccolo evento annuale), l’associazione **non sarà obbligata** ad aprire una partita IVA. Non esistono criteri rigidi, ma è consigliabile che tali attività non superino il numero di 2 eventi all’anno e incassi totali di 50.000 euro.
4. **Prevalenza dell’attività commerciale**: Se le attività commerciali non sono prevalenti, ma rimangono secondarie rispetto a quelle istituzionali, l’associazione mantiene la sua qualifica di ente no profit.
Smontiamo l’affermazione
Quindi, l’affermazione che “dal 1° gennaio 2025 tutte le associazioni saranno obbligate ad aprire la partita IVA” è **falsa**. Solo le associazioni che svolgono attività commerciali continuative o che offrono servizi a pagamento ai soci saranno soggette a questo obbligo. Le associazioni che non realizzano tali attività non saranno coinvolte da questa normativa.
Se siete presidenti di associazioni, è importante non farsi prendere dal panico e valutare attentamente la natura delle vostre attività prima di prendere decisioni. Le vostre entrate derivano principalmente da quote associative e attività istituzionali? In questo caso, probabilmente non dovrete aprire una partita IVA.
Per ulteriori informazioni e consulenze specifiche, consiglio di rivolgervi a fonti attendibili e legali, come avvocati o commercialisti specializzati nel settore no-profit, per evitare errori e fraintendimenti.
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**Disclaimer:**
Teniamo a precisare che le informazioni fornite in questo articolo sono a scopo informativo e non costituiscono in alcun modo consulenza legale o fiscale. Ogni associazione ha situazioni specifiche e diverse esigenze che vanno valutate caso per caso. Per questo motivo, consigliamo vivamente di rivolgersi a un professionista del settore, come un avvocato o un commercialista, per ricevere un’analisi personalizzata e assicurarsi di essere in regola con le normative vigenti.
Non ci assumiamo alcuna responsabilità per eventuali decisioni prese in base alle informazioni contenute in questo articolo. Se un’associazione decide di non aprire la partita IVA e successivamente viene sanzionata dallo Stato italiano, tale responsabilità è interamente a carico dell’associazione.
In ogni caso, suggeriamo di consultare piattaforme affidabili come [LexDo.it](https://www.lexdo.it), con cui non abbiamo alcun rapporto commerciale né riceviamo compensi. Lo consigliamo esclusivamente perché si tratta di un sito serio e altamente professionale. Su LexDo.it, è possibile parlare gratuitamente con un esperto, aprire un’associazione in 24 ore, creare lo statuto in sei minuti, e ricevere supporto legale e contabile completamente online. È sempre meglio evitare improvvisazioni, perché un piccolo errore potrebbe avere conseguenze significative.
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