Natale: tra ricordi, riflessioni e nuove domande
di Carmelina Rotundo Auro
Per Trani Italia News – Associazione Orizzonte Comune
Il Natale è una festa antica, ma continua a porre domande nuove. Per molti è una luce che ritorna, per altri un momento di pausa, per altri ancora un richiamo a qualcosa che abbiamo quasi dimenticato.
Partendo da alcuni quesiti – semplici solo in apparenza – ho costruito una serie di interviste che mirano a due obiettivi fondamentali:
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Offrire prospettive diverse, favorendo un pensiero critico libero da imposizioni.
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Educare all’ascolto, un ascolto che non pretende di convincere, ma invita a leggere “tra le righe”.
Il tema scelto è il Natale: tradizione, memoria, cambiamento. Le interviste parlano quasi da sole; qui ne riportiamo una parte significativa, lasciando al lettore la libertà di cercarne i significati nascosti.
Che cos’è il Natale, per Lei, oggi?
«Una domanda difficile! Oggi è soprattutto una festa in cui la famiglia si riunisce. Si avverte forte il valore della famiglia, un valore che in gran parte è andato perduto.»
È un momento per ritrovare e consolidare certi valori?
«Sì. Anche per fermarsi a pensare un po’ di più.»
Crede che nella vita di oggi ci sia bisogno di momenti di riflessione come questo?
«Sì, perché sono sempre più rari. Il Natale offre un’occasione preziosa per creare una pausa.»
Il Natale di oggi è diverso da quello della Sua infanzia?
«Certo che sì. Oggi il Natale è diventato soprattutto consumismo. Già a otto anni si impara questo.
Solo venticinque anni fa non era così.»
Oltre al lato commerciale, quali altre differenze nota?
«Una volta c’era molta più religiosità, più sentimento. Oggi questo è quasi scomparso.
Non tutte le famiglie trasmettono un insegnamento spirituale: i ragazzi vanno a Messa come se fosse uno spettacolo folkloristico, una visita al museo.»
«Ricordo il Natale della mia infanzia: mio padre, mia madre, i parenti. Era un clima profondamente religioso, che ci aiutava a superare difficoltà e tensioni. Oggi, con meno fede, molti problemi diventano più difficili da affrontare.»
E i bambini?
«Non parlano più dell’attesa del Bambin Gesù. Aspettano solo i regali.
Una volta c’era un sentimento umano più profondo. Ora è stato quasi cancellato.»
Domande per i visitatori
Dopo aver osservato i presepi, proponiamo alcune domande per verificare quanto conosciamo davvero i racconti evangelici di Matteo e Luca:
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Betlemme, vista “dall’alto” su una mappa del tempo, sarebbe più vicina a Gerusalemme o a Nazaret?
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Di quanto Giovanni Battista era più anziano di Gesù? Ed erano parenti?
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Qual è il legame tra il 25 marzo e il 25 dicembre?
(Nove mesi! Così come tra l’8 dicembre e l’8 settembre.)
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Perché tra il 25 e il 28 dicembre “sembrano” passare tre anni?
(Il 28 dicembre si celebra la Strage degli Innocenti.)
E infine una domanda provocatoria:
Davanti a un presepio, siete più farisei o pubblicani?
(Il fariseo osserva solo la forma; il pubblicano crede davvero.)
E nel resto del mondo?
Come si festeggia il Natale in Argentina, in Nuova Zelanda o in Australia, dove dicembre è piena estate e il caldo comanda?
Anche questo è un modo per scoprire che la tradizione non è mai statica: cambia, respira, migra.
L’invito ai lettori di TranItaliaNews
E ora la parola passa a voi.
Quali risposte dareste alle domande iniziali?
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Che cosa è il Natale per voi, oggi?
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Quale dono vorreste fare alla persona più cara?
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E quale vorreste ricevere?
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Che cosa vi piace del Natale e cosa proprio no?
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Preferite l’albero o il presepio?
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E quali ricordi custodite del vostro Natale di bambini?
Scriveteci: le vostre voci renderanno più ricco questo viaggio.

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